8 maggio 2012

La “Gerusalemme perduta” di Graziano Piazza - Viaggio musicale attraverso il senso del sacro

Un turibolo oscilla al buio dell’arena del Piccolo Teatro di Milano. Illuminato da un occhio di bue diventa l’incipit di un viaggio: “Geusalemme perduta”.
Con la regia di Graziano Piazza sulla scena la voce di Elia Shilton che recita il cammino da Torino a Gerusalemme di Paolo Rumiz. Tratto dal libro edito Frassinelli, lo spettacolo musicale vive di un percorso che è “visione acustica del silenzio”, così come chiarisce lo stesso regista.
Ipnotico e introspettivo il pellegrinaggio ideale che lo spettatore si trova a percorrere, sulle note dirette da Aleksandar Sasha Karlic, attraverso le movenze invertebrate della coreografa Barbara Zanoni.
L’idea generata dal regista è di creare uno “spettacolo che interessi gli uomini in ricerca, che faccia percepire la condizione della differenza di un valore”. Lo spettacolo che ha debuttato al Ravenna Festival già lo scorso anno, ha solcato l’arena del Piccolo Teatro meneghino e prossimamente raggiungerà anche le piazze estive di Vicenza e Venezia.

Barbara Zanoni in "Gerusalemme perduta"
  Migliaia di chilometri sono scanditi dalla voce di Shilton che guida le immagini del pubblico sull’isola di Zante, senza dimenticare il deserto del Neghev, tra mar Nero e Mediterraneo varcando le soglie delle ultime chiese rimaste in Anatolia.
Appennini, Balcani, Grecia, Istanbul raggiungendo i confini dell’Iraq diventano viatico. Evocativo e speculare il suono è il fulcro del narrare dell’opera di Rumiz, che nasce come traccia per lasciare allo spettatore la scelta della propria direzione.
“Gerusalemme perduta” ha in sé l’intrinseco senso del viaggio. “La mia traccia è essere senza traccia” recita Shilton, tracciando i luoghi ma prescindendone allo stesso momento. Attraverso luoghi tormentati che celebrano il senso del sacro, il progetto di Piazza è attraversare la condizione sonora di realtà sofferte e spesso discusse, senza voler pensare ad una dimensione strettamente geopolitica.
E così la splendida presenza scenica della danzatrice contemporanea e cantante Barbara Zanoni fusa con le musiche di Karlic, sono il valore aggiunto ad un’esperienza emozionale di viaggio. Sul finale la performer ipnotizza il pubblico con cerchi concentrici tracciati mentre la musica sembra inghiottire i suoi movimenti.
 “I suoni si mettono in fila – recita seduto all’ipotetico scrittoio dell’autore – Ci si ubriaca di un viaggio da fare ad occhi chiusi”. E intanto il corpo della Zanoni come una sposa solitaria in rosso siede ai piedi di una chiesa da immaginare.
Snocciolando chilometri e luoghi, popoli e tradizioni, la voce narrante racconta “le briciole di Dio del taccuino” di Rumiz, dedica alla sua platea “la febbre di Gerusalemme” e la sua lunga incubazione fatta di letture, sogni e coincidenze.
Trasmettendo la nostalgia della fine di un viaggio, Shilton recita le ultime emozioni del giornalista e scrittore. Tra le mani un “komboloi”, rosario laico che ruota tra le mani, rivelando al pubblico la “malattia”, la crescita di un contagio: “Questo viaggio non è durato due mesi, ma anni. La spinta gliel’ha data la morte di un grande Papa, ma tutto è cominciato molto tempo prima. E ora, che la storia cominci”.

Luisa Bellissimo


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